venerdì 29 giugno 2018

RECENSIONE "MORTE NEL DAMMUSO"

Buon pomeriggio miei cari lettori.
Oggi voglio consigliarvi Morte nel Dammuso di Andrea Ripamonti ed edito GoWare. Era un sacco di tempo che non leggevo un giallo e devo dire che non mi è affatto dispiaciuto approcciarmi di nuovo al genere. Il libro in questione è abbastanza breve, perfetto da leggere sotto l'ombrellone in poche ore, con una storia interessante, ma che non risulti troppo intensa.


Titolo: Morte nel dammuso
Autore: Andrea Ripamonti
Editore: GoWare
Collana: Pesci Rossi
Pagine:  138 
Genere: Giallo
Prezzo :10.99 cartaceo

TRAMA

«Nel mezzo del Mar Mediterraneo, a equa distanza tra la Sicilia e la costa tunisina, si incontrava una piccola isola che prendeva il nome di Pantelleria. Era un vero e proprio gioiello che faceva da ponte tra la cultura europea e quella nordafricana…» Corina Montescu, poetessa romena, è in cerca di ispirazione sull’isola di Pantelleria quando si ritrova coinvolta, suo malgrado, nell’omicidio di una giovane donna, il cui corpo senza vita viene ritrovato in uno dei dammusi del villaggio, le tipiche abitazioni pantesche. A fianco del maresciallo Lombardo, carabiniere poco esperto, indaga per scoprire chi ha compiuto il delitto e perché, quando la morte incombe di nuovo.

RECENSIONE

La storia è ambientata sulla piccola isola di Pantelleria in un tempo imprecisato ma di poco posteriore alla seconda guerra mondiale, quando la situazione è ormai calma, sulle spiagge vengono indossati
per la prima volta i bikini ,ma allo stesso tempo i ricordi delle navi da combattimento e la diffidenza verso gli stranieri è ancora presente. Ci troviamo catapultati grazie a una prosa molto dettagliata in un'atmosfera suggestiva, in cui la bellezza del panorama rappresenta un punto di unione tra gli elementi tipici della natura italiana e quelli della costa africana. In particolar modo, gli eventi si svolgono per lo più in un villaggio turistico costituito da dammusi, dove alcuni forestieri provenienti  da svariati paesi si godono la loro tranquilla vacanza, o almeno questo era ciò che pensavano.

“Disseminate qua e là, tra maestose palme e piante di capperi e fichi d’india, svettavano come funghi imitazioni delle antiche case in pietra lavica dell’isola, i dammusi. Si trattava di piccoli edifici di pianta quadrangolare con mura spesse e una cupola bianca. Al loro interno v’erano poche stanze essenziali: sala, cucina, una o due camere da letto e il bagno."

Si sa, la vita in un posto isolato come questo è semplice, le discussioni sono per sciocchezza e dispetti tra vicini, almeno fino a quando un giorno non viene ritrovato il corpo privo di vita di una donna proprio in una della stanza del villaggio turistico: si tratta di un omicidio, evento che non si verificava sull'isola dal 1863 e che crea un grande scalpore tra la popolazione.

“La vita pantesca era fatta di notizie di cronaca di questo calibro, non certamente di pazzi forestieri che andavano in giro a fare il lavoro del “tristo mietitore”. Per quello c’era un continente intero a loro disposizione, ma Pantelleria, no. L’isola – giardino doveva starne al di fuori, limitandosi a offrire ad abitanti e visitatori gustosi frutti colorati e incantevoli panorami al sapore di salsedine e fragranze aromatiche. Il tutto in un clima di pace assoluta.

La vicenda metterà a dura prova il povero comandante dei carabinieri, totalmente incompetente per gestire le indagini, ma per fortuna un personaggio prenderà in mano la situazione: La contessa e poetessa rumena Corina Montescu, donna dalla personalità appariscente e dalle numerose doti intellettive, che risolverà brillantemente il caso. Questo personaggio mi ha ricordato molto "la signora in giallo" con i suoi modi di fare e la sua personalità.

“A questo punto bisogna rendere noto – per i lettori che ancora non l’abbiano capito – che la contessa era una tipa molto scentrata che adorava dare i nomi a tanti dei suoi effetti personali, come fossero animate, vere e proprie persone umane".

“Povero mio. Lei ha commesso l’errore più stupido che potesse fare, ma a quanto pare non se n’è nemmeno accorto.» ribatté Corina con quel fare che si addiceva al grillo parlante di una famosa favola per bambini. Un fare tranciante, un tono perentorio che mette ai ferri corti il colpevole, costringendolo a passare in rassegna nella mente i propri imperdonabili errori senza più la possibilità di porvi rimedio, presi come si è dalla paura di essere puniti.”

La storia ci coinvolge fin da subito grazie alla narrazione molto dettagliata e descrittiva e soprattutto per i particolari protagonisti, ma allo stesso tempo non è uno di quei racconti impegnativi, in cui si fa fatica a stare dietro alle continue novità. La scelta del colpevole non è per nulla scontata, l'unica pecca, però, è che c'erano pochi indizi nella prima parte per far comprendere al lettore chi fosse l'assassino, dunque, ci si deve affidare unicamente alla deduzioni della contessa.

“Erano appena le cinque del pomeriggio, ma l’inferno che si stava scatenando nel cielo lasciava pensare che si fosse già nel pieno della notte. Di certo la notte era già da tempo comparsa dentro la mente di uno degli ospiti del villaggio. Qualcuno infatti aveva tale pensiero per la testa: “Devo fare qualcosa, devo assolutamente fare qualcosa”. La follia omicida non si era ancora placata.”

Si tratta perciò di una lettura molto piacevole e un ottimo esordio, in cui le eventuali carenze nella trama vengono altamente superate grazie a uno stile di scrittura che ho apprezzato moltissimo.

VOTO
⭐️⭐️⭐️.75

Nessun commento:

Posta un commento