Buongiorno lettori e ben ritrovati. Come sapete era da un po' che avevo intenzione di portare nuovi contenuti sul blog, prima tra tutti interviste ad alcuni autori e finalmente mi sono decisa a dare inizio a una nuova rubrica "A Chat With Tris". Il primo articolo che vi propongo è un'intervista a Ayanta Barilli, autrice italo-spagnola della nuovissima uscita "Un Mare Viola Scuro" che ho avuto l'onore di poter fare grazie alla proposta della gentile casa editrice DeaPlaneta. La ringrazio ancora una volta per questa possibilità e prima di passare all'intervista vera e propria vi lascio tutti i dati del romanzo.
Titolo: Un Mare Viola Scuro
Autrice: Ayanta Barilli
Casa Editrice: DeaPlaneta
Genere: Narrativa contemporanea/ biografia
Pagine: 396
Prezzo: 17,00
Uscita: 11 giugno 2019
TRAMA
Un bisnonno, Belzebù, dal nome improbabile e inquietante. E un luogo, Colorno, così carico di segreti e di orrore da non potersi evocare. Parte da qui, dagli ostinati silenzi e dalle invenzioni di una famiglia di saltimbanchi, bugiardi, scrittori, amazzoni e diavoli, il viaggio di Ayanta alla scoperta della sua verità. Tre donne: Elvira, Angela, Caterina. Un secolo di Storia: la nostra. E poi Padova, Parma, Roma, Tellaro, Madrid. Per riannodare il filo contorto e spezzato della memoria, Ayanta si addentra nel labirinto ora spaventoso, ora traboccante di luce delle proprie radici, fruga nei vecchi cassetti, separa le favole dalla realtà, le leggende dalle bugie. Sveglia fantasmi a lungo sopiti, forza le stanze chiuse dei ricordi, traccia i frastagliati contorni di un dramma famigliare ma non domestico - anzi, universale - lungo tre generazioni. Perché sono le donne a custodire la memoria, lacune e omissioni comprese, delle generazioni passate e presenti. E sono sempre loro, le donne, a mettere le mani in quei cassetti, a trasformare i detriti in storie che pretendono di essere ascoltate. Storie così vive da riguardarci tutti.
INTERVISTA
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Buongiorno. E' un piacere conoscerla e poterla intervistare per il mio blog. Da pochi giorni è uscito il Italia il suo romanzo, Un mare viola scuro, che è arrivato finalista al Premio Planeta in Spagna. Come sta vivendo questo grande traguardo e questo tour promozionale che la porta di nuovo in Italia, paese di cui è originaria, ma questa volta in una veste nuova quella della scrittrice ?
Buongiorno, altrettanto. IL Premio Planeta, sia il primo sia il secondo, quello da Finalista, ha una presenza mediatica pazzesca. E' un premio che apre molte porte e desiderato da tutti gli autori che scrivono in lingua spagnola, sia dalla Spagna che dal Sud America, quindi per me è veramente uno di quei desideri che si sono realizzati. Un'altro dei miei grandi desideri è quello che il mio libro si potesse tradurre in Italiano, perché io sono nata e cresciuta a Roma, sono mezza italiana e mezza spagnola, insomma ho un legame molto forte con questo paese e questa è una storia che praticamente si sviluppa tutta in Italia. Perciò per me era una traduzione che era importante e poi ho potuto curarla io stessa insieme a Francesca Cristoffanini della DeaPlaneta, quindi è una traduzione proprio perfetta, fatta dalla stessa autrice e quindi una situazione un po' particolare che solitamente non si riscontra nelle traduzioni.
Noi sappiamo che la sua opera è una biografia, anche se come ha sempre detto molto romanzata. Da quello che possiamo notare la sua è una famiglia in cui la presenza dell' Arte in varie forma, dalla pittura alla stessa scrittura, è molto forte. Quanto questo fatto ha influenzato le sue passioni e c'è stata qualche figura in particolare che l'ha incentivata a seguire la strada della scrittura?
Beh, io sono figlia di uno scrittore molto conosciuto in Spagna, quindi ovviamente sono stata influenzata da mio padre, ma anche da tutta la parte italiana della mia famiglia, perché mio padre è della parte spagnola. I Barilli, come dicevi, sono sempre stati una famiglia di artisti che si sono sviluppati in diverse aree, ci sono stati pittori, ballerini, musicisti ecc. Bruno Barilli ad esempio stato un enorme critico teatrale e musicale di tutto il Novecento. E' chiaro nascendo in una famiglia di questo genere sarebbe stato strano studiare "Economia e Commercio". Siamo frutto di un'educazione, se uno usciva un pochino da questa linea, andava bene ma era considerato un po' strano, a differenza delle famiglie in cui di solito se uno viene fuori artista, cercano di convincerlo perché non lo sia.
"Un mare viola scuro" è anche un testo "difficile" da digerire nella lettura ma penso ancora di più da scrivere a causa delle tematiche forti di cui parla: abbiamo la difficile situazione della donna nel corso di epoche diverse, i pregiudizi della società, relazioni d'amore che non sono salutari, il non essere accettati dalla propria famiglia, la guerra, per giungere alla malattia fisica (quella del cancro al seno) e mentale. Qual è stata la parte più difficile da affrontare nel corso della stesura secondo lei?
Non credo sia una lettura difficile dal punto di vista dello stile. E' una lettura non leggera perché in effetti le cose di cui si parla sono cose serie e importanti, ma è una lettura assolutamente agile e oltretutto è un cammino verso la luce, è un cercare una strada luminosa, quindi ci sono moltissimi parti nel libro in cui si prende un po' in giro tutta questa drammaticità. Ci sono le lacrime, ma ci sono anche i sorrisi, come la vita stessa. Questa è una storia di una famiglia andando indietro di tre generazioni. La storia italiana, come quella di altri paesi, è stata una storia molto forte, dove ci sono state due guerre mondiali, tantissimi cambiamenti sociali anche riguardo la donna e per me è molto importante raccontare la donna dall'intimo, cioè dalla sua presenza familiare, per poi tirarla fuori da lì e raccontare i suoi segreti, quello della famiglia che di solito sono custoditi dalle donne. Quindi era un modo di toglierle da quel silenzio, perchè sono donne silenziate storicamente.
Anche la scelta di essere una denuncia delle ingiustizie subite nel passato e non solo, da figure femminili considerate "non giuste" della società soltanto per alcuni motivi e in parte punite per questo. Ad esempio Elvira, già non considerata all'altezza perché sceglie di frequentare l'università, cosa non ben vista dal contesto dell'epoca, per poi le delusioni che la porteranno ad essere rinchiusa. Quanto è importante parlare di queste situazioni per migliorare anche la condizione del futuro ?
Io credo sia importante non solo da un punto di vista sociale e politico, ma anche da un punto di vista personale. E 'importante sapere da dove veniamo per sapere dove andiamo. Guardarsi indietro per capire chi era la famiglia, ma anche chi erano veramente le figure, di là del semplice affetto che si può provare per una nonna o per un padre. Sapere che tipo di persone erano, che cosa hanno fatto, che cosa desideravano; lì troveremo molto di noi stessi e dei nostri figli. E' un modo di vivere più conscio, di essere nel mondo in modo più conscio.
Il messaggio che vuole lanciare come prima cosa è proprio quello che nessuno può conoscere veramente se stesso senza conoscere le proprie radici, senza capire i lati anche più tristi di un passato familiare.
Esattamente, penso che stiamo vivendo un momento per motivi diversi in cui un po' si prendono in giro queste radici, non gli si da' l'importanza dovuta. E' un momento molto arrogante nella possibilità di ognuno e, invece, siamo la condivisione di tante cose. Poi diventa anche un percorso molto appassionante. Io non dico che ogni volta bisogna scrivere un libro, però semplicemente possiamo anche con il telefonino che abbiamo sempre in mano, registrare gli anziani, i nostri nonni; è molto interessante e da' loro anche la dignità di persone anziane che sanno sicuramente molto più di noi e ci possono insegnare molte più cose. Poi c'è un problema anche sull'Identità. Il fatto di essere rimasta orfana di madre così presto, a nove anni, mi ha fatto capire che il ricordo e mantenere la memoria viva è l'unico modo per rendersi immortali.
Il suo libro diciamo è anche un po' controcorrente. Nel mondo di oggi si guarda spesso solo al futuro, si cerca sempre di più di nascondere tutte i difetti e i tasti dolenti, sopratutto familiari, dietro una maschera di perfezione, anche se finta. Lei, invece, si espone in primo piano, mettendo in evidenza la necessità di guardare anche gli aspetti più "brutti" per il giudizio della società. Ha mai avuto paura di essersi esposta troppo in questa vicenda molto personale?
La mia è un'esposizione totale, sono assolutamente esposta a tutto. E' stata una decisione riflettuta e presa in un modo fermo perché io avrei potuto tranquillamente cambiare i nomi, cambiare un pochino le circostanza e fare una fiction su questo. Sicuramente avrebbe funzionato ed è un lavoro che solitamente noi scrittori facciamo poiché, comunque, ci basiamo sempre sul vissuto e sulle cose che ci girano intorno per poi manipolarlo. Ho voluto mantenere raccontarlo e mantenere tutti i nomi della famiglia in un modo, diciamo, così plateale perché,secondo me, in questo momento il lato creativo ha a che vedere con i nomi e i cognomi, con il mettersi in gioco e non aver paura dei questa specie di "spogliarello". Alla fine io non mi vergogno di niente, non ho nulla da nascondere. Sto proprio facendo un'indagine sui segreti familiari che non voglio avere tra i piedi e mi sembra giusto parlarne in un modo aperto. Io non ammetto più di non poter più parlare di alcune cose, di non poter parlare della famiglia, della sessualità, delle cose intime. Le cose intime sono quelle che fanno male.
Prima di pubblicare questo libro e di diventare ufficialmente scrittrice, ha avuto una carriera in molti settori, dal cinema alla radio. Cosa crede che il futuro abbia in serbo per lei? Ha già dei nuovi progetti in cantiere, sta pensando a un nuovo romanzo?
Certo, questo è stato un anno di promozione di Un Mare Viola Scuro e sono in tournée praticamente dal mese di Novembre. Però ho già in mente un nuovo libro che spero di cominciare questa estate.
E noi lo attendiamo sicuramente. Un'ultima domanda. Dovendo convincere un nuovo lettore a comprare il suo libro a scatola chiusa, così come si trova spesso oggi giorno con il "Blind Date with a Book", quale sono i tre aggettivi con cui lo descrivereste?
(ride) Questo è un modo di marketing a me estraneo, fatto dai giornalisti per far fare il lavoro all'intervistato, me lo dica lei?
Secondo me la sua opera può essere descritta come storia profonda, che parla di verità, un'indagine non solo personale ma che per i temi che tratta può essere considerata universale.
La mia idea era proprio quella di fare diventare una storia personale in una vicenda universale perché alla fine le problematiche sono comuni a tutti e io avevo proprio bisogno di condividere con tutti questa storia e questa indagine.
La ringrazio tantissimo per questa possibilità ed è stato un piacere poter parlare con lei.
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Per oggi è tutto. Spero che l'intervista vi sia piaciuta e che siate contenti per questa nuova rubrica sul Blog. Non posso che consigliarvi di immergervi nella lettura di questo intenso romanzo uscito grazie alla DeaPlaneta.
A presto
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